- GIUBILEO PARROCCHIALE -
“STORIA DELLA PARROCCHIA NATIVITA’ DI MARIA”
25 anni fa, il 25 marzo del 2000, veniva consacrata la nuova Chiesa attesa da decenni.
L’8 aprile, sempre del 2000, avveniva la sua Dedicazione alla presenza del cardinale Ruini. Un anno dopo, il 25 febbraio, il santo papa Giovanni Paolo II, visiterà la nostra Parrocchia.
40 anni fa, il 5 aprile del 1985, la Parrocchia – istituita ufficialmente nel 1981 – veniva riconosciuta dallo Stato italiano.
50 anni fa, 15 aprile 1975, il Cardinal Vicario Ugo Poletti istituisce questa zona pastorale come Vicecura;
Sono motivi più che sufficienti per rendere grazie a Dio e rivivere una storia che ci appartiene, che è storia di grazia, ma anche di tante fatiche e sofferenze.
Protagonista di questa storia è la comunità parrocchiale e colui che questa comunità l’ha costituita, amata e guidata per quasi 50 anni: p. Lorenzo Rossi, primo parroco e fondatore della nuova struttura parrocchiale per la quale ha lottato strenuamente per decenni.
50 anni fa: il quartiere
La città di Roma è passata ad avere circa un milione di abitanti negli anni ’30 ai due milioni e 700 mila censiti nel 1971. Solo tra il 1961 e il 1971 gli abitanti aumentano di 600.000 unità.
Negli anni ’50 e ’60 si è avuto uno sviluppo urbanistico enorme, con borgate – come quella posta tra via di Bravetta e via degli Estensi – nate in pochi anni, senza un piano urbanistico, senza una rete di strade adeguate. Prima ancora c’erano solo campagna e casolari .
Questo sviluppo ha reso necessario un ripensamento dei confini delle due Parrocchie di San Girolamo (a Casetta Mattei) e del SS. Crocifisso (a Bravetta) per la nascita di un nuovo territorio pastorale che viene da subito affidato ai Canonici Regolari dell’Immacolata Concezione (CRIC) allora residenti a Monteverde vecchio (nella Parrocchia di S. Maria Regina Pacis e nella limitrofa Casa Generalizia).
Pur continuando a risiedere a Monteverde, ogni giorno arrivavano a Bravetta tre sacerdoti CRIC, precursori della futura Parrocchia. Facevano riferimento ad una Cappella (dell’Immacolata) ricavata nei locali adibiti a negozio e posti nel piano terra di una palazzina di vicolo di Bravetta n.70, priva di bagno e di acqua potabile.
FOTO DELLA CAPPELLINA
Qui celebrano la Messa e i Sacramenti e accolgono le persone in un ufficio parrocchiale che fa anche da sacrestia.
Gli abitanti nel territorio parrocchiale sono circa 8 mila residenti in un territorio caratterizzato da una importante via di scorrimento (via di Bravetta che prosegue come via della Casetta Mattei) con il quartiere che si è sviluppato sul lato destro di questa via a partire dagli anni ’50.
A quei tempi via di Scaligeri con le stradine limitrofe pullulava di negozi e di abitanti spesso ammassati in piccoli appartamenti. La maggior parte dei residenti proviene da altre regioni italiane, in particolare dalle Marche, Umbria, Abruzzo e Calabria.
In questo lato vi sono “piccole strade e vicoli per la maggior parte senza sbocco o collegati con la parallela via degli Estensi che, anch’essa senza sbocco, si perde nella campagna. Non esiste un qualsiasi punto di incontro, di socializzazione, di aggregazione o di servizi sociali.
Sul lato sinistro della stessa via di Bravetta si apre lo spazio di alcune centinaia di ettari della Valle dei Casali, protetto da norme di salvaguardia che non hanno impedito la costruzione di strutture civili di servizio e, alla fine degli anni Settanta, di un Residence composto di quattro enormi edifici.
I sacerdoti
Nell’ottobre del 1976 diviene responsabile della vice-cura da poco istituita, P. Lorenzo, un trentenne bresciano (è nato nel 1937) che spenderà il resto della sua vita per questa comunità. Risiederà per lungo tempo in un appartamento adattato a casa canonica (in via dei Polenta), insieme ad altri confratelli sacerdoti che lo affiancano nel ministero: ricordiamo in particolare p. Giorgio Chiarini, p. Luigi Franchini e p. Angelo Segneri.
Era un appartamento situato in via dei Polenta 14/F, ma con accesso anche da via degli Scaligeri. È un’abitazione ampia, che si apre da subito ad accogliere diversi incontri formativi, ma anche persone bisognose di aiuto. P. Lorenzo è un bravo cuoco, ama conversare a tavola e cerca di accontentare i gusti degli ospiti.
Dal 1981 è ufficialmente il primo parroco e lo sarà fino a settembre 2013, continuando la sua presenza attiva nella parrocchia fino alla malattia che lo porterà in breve tempo alla morte, il 2 gennaio 2023.
Il secondo parroco, dal 2013 al 2020, sarà p. Francesco Tomasoni (bresciano anche lui, nato nel 1963) e, dal 2020 ad oggi, p. Stefano Liberti, originario di questo quartiere e ordinato sacerdote, nel 2005, in questa stessa Chiesa.
Gli spazi parrocchiali
Per più di 25 anni la nostra è una comunità “senza fissa dimora”, ospitata nelle case degli Istituti religiosi del Padre Monti e delle suore di N.S. della Compassione . Per le altre Messe si andava nella “Cappellina”, per il catechismo e le attività parrocchiali si andava in un garage di Via Scaligeri, la sala .
Altri spazi furono offerti dalle suore Figlie di San Giuseppe in via degli Estensi, dove veniva celebrata una Messa domenicale nella loro chiesetta e si utilizzavano alcuni loro spazi della scuola materna ed elementare (ancora oggi attiva) .
Questa molteplice dislocazione, oltre a far sentire l’esigenza di una struttura parrocchiale idonea, ha dato per tanti anni alla comunità parrocchiale una dimensione missionaria attenta alle realtà locali.
La Messa principale, quella delle 11, veniva celebrata nell’Istituto del Padre Monti (in vicolo del Conte), sede della Curia Generalizia della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione (fondati nel 1857 dal beato Luigi Maria Monti). Qui venivano celebrate anche le Prime Comunioni e le Cresime. Qui collaboravano anche i padri dell’Istituto e le suore della Sacra Famiglia.
La cappella delle suore di N.S. della Compassione, in via Bravetta, è stata il primo sostegno offerto alla Parrocchia. Qui venivano celebrati matrimoni e funerali, mentre nei locali della loro casa (da poco era stata chiusa la scuola materna ed elementare), con il contributo delle suore, c’erano due aule per la catechesi, il giardino – con un piccolo campo – per le attività ricreative dei bambini: in particolare l’ACR del sabato pomeriggio e il GREST estivo. Qui verranno ospitate anche alcune feste patronali e persino, nel 1996, un presepe vivente.
Viene preso in affitto un locale di 300 metri quadrati sito in via degli Scaligeri 38/A che diverrà la sala parrocchiale polivalente. E’ un locale umido, ma spazioso, disposto in modo che possa servire per il catechismo dei bambini, per gli incontri dei giovani e per la Caritas parrocchiale.
Un’altra cappella dove viene celebrata la Messa domenicale è sita in via dei Malabaila, all’interno di una borgata di case popolari chiamata “La Valle”, perché situata al fondo di una valle ben visibile dalle scuole bianche (P. Martini e Fr. Cervi) di via Casetta Mattei.
Nascono le Feste Patronali
Già negli anni ’70 si organizza la Festa patronale: c’è bisogno di far conoscere la nuova “Parrocchia”, creare un maggiore senso di appartenenza .
Le feste si svolgeranno per decenni lungo la via Scaligeri, nel piccolo incrocio con via degli Ossoli e vicolo di Bravetta. Bancarelle, luminarie e tante iniziative (in particolare la Processione mariana per le vie limitrofe con tanto di banda e – a volte – di majorette) rendono subito popolare la festa che troverà, dalla fine degli anni ‘90 in Valter Giovarelli il suo principale animatore. Questo sarà coadiuvato da diversi collaboratori incaricati di passare per le case per raccogliere le offerte, di trovare sponsor nei negozianti della zona, di programmare – con p. Lorenzo – le attività proposte.
Il 10 settembre del 1987 viene pubblicato sull’Osservatore Romano un articolo di Pierluigi Natalia che costituisce il primo reportage sulla nostra parrocchia e sulla sua esigenza di edificare la “Casa del Verbo” .
Si racconta come la parrocchia abbia per chiesa un “locale al pian terreno di una palazzina. Bisogna conoscerla o cercarla con molta attenzione per trovarla, nascosta com’è da una cancellata. Ai piani superiori ci sono abitazioni civili; proprio sopra la porta a vetri della piccola Cappella si sporge un balcone di un appartamento. Eppure questa chiesetta, nella sua povertà, ha una sua bellezza e persino una sua lodevole ricerca di eleganza, negli arredi, nella pulizia, persino in una copia della “Natività di Maria” del Lippi.
Una storia travagliata
Nel 1984 intercorrono trattative con la Federconsorsi - allora proprietaria di buona parte della Valle dei Casali – e il cardinale Ugo Poletti per un’area M3 (edificabile) sita nei pressi del Forte Bravetta.
Federconsorsi riuniva i consorzi agrari italiani allo scopo di salvaguardare gli interessi degli agricoltori. Travolta da scandali, nel 1998 ne è stata avviata la liquidazione. Questo ha determinato lo stato di abbandono della Valle dei Casali e la vendita a privati dei terreni con relative ville e casali.
Il riconoscimento civile del 1985 fa della Parrocchia un ente oggetto e soggetto di diritti e doveri nei confronti della società civile.
Con ciò lo Stato si impegna a favorire l’edificazione di strutture adeguate, cosa che – per tanti anni – ignorerà nei nostri confronti. Non è dunque un fatto privato che riguarda alcuni cittadini associati insieme, ma un diritto pubblico riconosciuto in virtù di valenze sociali e civili che la Parrocchia svolge nei confronti della collettività.
È suo diritto di avere il suo luogo di culto, di formazione e di socializzazione: è un diritto civile che le viene riconosciuto nel momento stesso in cui l’esistenza della Parrocchia è sancita da un decreto pubblicato nell’organo ufficiale dello Stato . Così come avvenuto per scuole, posta e piscina comunale – servizi pubblici che hanno trovato spazio nella Valle dei Casali, nonostante i vincoli di salvaguardia– la stessa concessione si chiede per la Parrocchia. Tale soluzione viene espressa in mancanza di alternative: la parte destra di via di Bravetta è già interamente occupata dalle abitazioni civili ed è priva di strade di accesso adeguate. Si parla del lotto posto in fondo a via dei Iacovacci (dove oggi ha sede l’associazione So.Spe., accanto al discount Eurospin), ma è sufficiente una visita dell’area raggiungibile solo attraverso una stradina in forte discesa per rendersi conto della non idoneità del sito.
Pochi anni dopo nella Valle dei Casali verrà permessa la costruzione di un enorme hotel con piscina, ma la questione edilizia della Parrocchia verrà disattesa a lungo.
Nasce il nuovo progetto per la nuova Chiesa
Nel gennaio 1990 si riuniscono i tecnici della Regione Lazio per programmare la presentazione del nuovo progetto di edificabilità in terreno adiacente a quello precedentemente previsto. Tale progetto verrà approvato dalla Regione a maggio.
A luglio viene presentato al Municipio (allora il XV, poi divenuto XII) e approvato. A fine luglio, su richiesta dei “Verdi”, viene indetto un Consiglio Municipale per discutere sull’attuabilità del progetto. Vi partecipano numerosi parrocchiani invitati dal Presidente del Municipio e viene redatto un documento d’intesa tra maggioranza e opposizione.
A gennaio 1991 il cammino sembra spianato: il Municipio firma la delibera del piano regolatore e invia la pratica al Comune che, ad aprile, approva il progetto e avvia la pratica per variare l’area da zona F2 a M3 (ovvero compatibile con la costruzione della Chiesa). Si attende la ratifica della variante dell’area da parte della Regione Lazio, ma nel frattempo il Comune contraddice sé stesso e a luglio adotta la variante detta Salvaguardia della Valle dei Casali che prevede per l’area interessata dal Centro Parrocchiale la destinazione a zona N, non edificabile. Il Vicariato fa presente al Comune l’errore. La Regione fa trascorrere ben due anni per arrivare nel 1993 a decretare il blocco della pratica in quanto sono presenti due differenti previsioni zonizzative, ma nel frattempo il Comune di Roma, a dicembre dello stesso anno, cerca di correre ai ripari e rettifica l’errore della delibera, escludendo dal perimetro della zona N l’area della Parrocchia. A dare un forte impulso alla decisione c’è l’annuncio, avvenuto ad aprile, con cui Papa Giovanni Paolo II avviava il progetto “50 chiese per Roma 2000”. Tra queste c’è anche la nostra.
Siamo vicini al Natale del 1994 e P. Lorenzo è intervistato da Mons. Giovanni D’Ercole per la trasmissione “Prossimo tuo” (su Rai 2). Il lungo video – dura quasi 30 minuti – permette di far conoscere la nostra situazione.
Il Consiglio Comunale del febbraio 1995 accoglie la proposta di emendamento nell’ambito della variante verde relativo alla costruzione del nuovo centro parrocchiale. Per l’occasione un nutrito gruppo di parrocchiani organizza una manifestazione in Campidoglio.
Il 9 marzo il Consiglio della Regione Lazio approva l’esclusione dell’area della Chiesa dalla perimetrazione della Valle dei Casali.
Nel frattempo l’architetto Roberto Panella presenta il progetto per la nuova struttura parrocchiale. Questo viene contestato dalla Regione a causa del vincolo paesaggistico, vincolo rimosso dalla rimodulazione del progetto che ora prevede una costruzione arretrata di 100 metri dalla via di Bravetta e una modesta dimensione in altezza (7 metri) con decurtazione anche del campanile prima previsto più alto.
Nel 1997 c’è un accordo di programma tra Regione (con Badaloni) e Comune (con Rutelli). Diverse perizie evidenziano che non vi sono aree alternative idonee su cui realizzare la Parrocchia. Nel frattempo fa rumore una manifestazione alla Regione da parte dei parrocchiani che a marzo inviano 2.800 fax di protesta che mandano in tilt la ricezione telefonica.
Anche la stampa si interessa della questione, in particolare quando l’assessore regionale per l’urbanistica, l’on. Salvatore Bonadonna, di Rifondazione Comunista, contrario alla costruzione, si sente criticato pubblicamente dal parroco e dai parrocchiani e si rivolge con una lettera aperta al cardinale Ruini perché intervenga sulla questione. Si parla di Peppone contro don Camillo. Ma il Vicariato difende il progetto (e il parroco).
FOTO DEGLI ARTICOLI DI GIORNALE
Il 4 aprile 1998 avviene la Benedizione e posa della prima pietra della nascente Chiesa da parte del vescovo Vincenzo Apicella. In meno di due anni la Chiesa, con tutte le strutture annesse, è completata.
Prossimi all’inaugurazione, si invitano i parrocchiani a contribuire all’acquisto dei banchi e degli arredi per la Chiesa e per le aule del catechismo. A chi offre il contributo si dedicano 90 mattoncini posti al lato destro della Chiesa su cui sono scritti i nomi degli offerenti o di una persona cara defunta.